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Francia: aborto diritto costituzionale

7 Mar 2024 - 2024, News

Francia: aborto diritto costituzionale

DI Ilenia di Summa


Il 4 marzo 2024, a ridosso della Giornata Internazionale della Donna, la Francia è diventato il primo Paese al mondo ad inserire l’interruzione volontaria della gravidanza all’interno della propria Costituzione.

Dalla Reggia di Versailles, i senatori e i deputati francesi, con una votazione quasi unanime, hanno voluto tale modifica costituzionale, il cui testo prevede che “La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso ad un’interruzione volontaria della gravidanza”. I parlamentari che si sono espressi sono stati pari a 852, facendo registrare 780 voti a favore e 72 contrari; pertanto, raggiungendo e superando il quorum dei tre quinti, necessario per apportare modifiche alla Costituzione.

“In un momento in cui i diritti della donna sono minacciati in tutto il mondo”, ha affermato il premier francese, Gabriel Attal, “la Francia si alza e si pone all’avanguardia del progresso”.

Il presidente Emmanuel Macron, già lo scorso anno si era impegnato in tal senso, a seguito dello sconcerto suscitato dall’annullamento della sentenza Roe v. Wade, che nel giugno 2022 aveva, di fatto, limitato fortemente il diritto all’aborto negli Stati Uniti. Da quel momento, circa 10 Stati dell’Unione hanno vietato la pratica dell’interruzione volontaria della gravidanza. Sui social, il presidente Macron ha accolto l’esito del voto con queste parole “Fierezza francese, messaggio universale, l’ingresso di una nuova libertà garantita nella Costituzione con la prima cerimonia di sigillatura aperta al pubblico”, invitando i cittadini a festeggiare l’8 marzo, Giornata Internazionale dei diritti della Donna. In Francia l’aborto è legale dal 1975, tuttavia questo non è stato ritenuto sufficiente; i parlamentari, con questo voto bipartisan, hanno voluto “blindare” tale diritto, impedendo ai futuri governi di limitare alle donne l’accesso all’interruzione volontaria della gravidanza, come sta accadendo di recente in diverse Nazioni, anche europee. È il caso della Polonia, dove dal 2021 l’aborto è incostituzionale anche in caso di grave danno fetale; resta consentito in caso di stupro, incesto o pericolo di vita per la madre. Anche in Ungheria, il diritto di interrompere la gravidanza è fortemente ostacolato e alle donne viene imposto di ascoltare il battito cardiaco del feto.

Nel nostro Paese, il diritto ad accedere all’interruzione volontaria della gravidanza è sancito dalla legge 194 del 1978, tuttavia l’alta presenza di obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie ostacola non poco la procedura. Secondo Mai Dati (indagine condotta da Chiara Lalli e Sonia Montegiove) ci sono ben 31 strutture con il 100% di obiettori di coscienza, tra medici ginecologi, anestesisti, infermieri e operatori socio sanitari; in circa 50 strutture la percentuale supera il 90%, mentre in oltre 80 il tasso di obiezione risulta superiore all’80%. La decisione francese è stata fortemente criticata dalla Pontificia Accademia per la Vita, la quale attraverso una nota diffusa dal Vaticano ammonisce “Proprio nell’epoca dei diritti umani universali, non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana”. Già lo scorso 29 febbraio, la Conferenza Episcopale Francese aveva ribadito che “l’aborto, che rimane un attentato alla vita fin dall’inizio, non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne. Ci si rammarica che il dibattito avviato non abbia menzionato le misure di sostegno per coloro che vorrebbero tenere il proprio figlio”.

La tematica è estremamente delicata per gli innegabili risvolti etici e richiede rispetto nei confronti delle differenti posizioni, tuttavia, è indubbio che la Francia, fin dal lontano 1789, affronta a viso aperto quelle che percepisce come limitazioni alle libertà individuali e collettive, così come precisato dal premier che definisce la propria Nazione “Pioniera, fedele alla sua eredità di Paese faro dell’umanità e patria dei diritti dell’uomo e anche, e soprattutto, dei diritti della donna”


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