Quel rifiuto ipocrita di chiamare il cancro col suo nome
Il cancro censurato in “Alice” di De Gregori svela un’Italia che trasforma il dolore in tabù e la realtà in eufemismo per non urtare il perbenismo.
Il cancro censurato in “Alice” di De Gregori svela un’Italia che trasforma il dolore in tabù e la realtà in eufemismo per non urtare il perbenismo.
Tra pochi giorni entreranno in vigore i nuovi dazi statunitensi, colpendo settori chiave come l’agroalimentare e l’artigianato di lusso italiano. Ma questa crisi può trasformarsi in un’opportunità: l’aumento delle tariffe doganali impone alle imprese italiane di guardare oltre gli Stati Uniti e rafforzare la loro presenza in mercati in crescita come Cina, India ed Emirati Arabi.
L’Italia deve liberarsi da vecchie dinamiche di dipendenza economica e cogliere questa occasione per evolversi. La storia insegna che il cambiamento nasce dalla necessità: chi saprà adattarsi per primo conquisterà nuovi spazi di mercato.
I dazi imposti da Trump colpiscono duramente le piccole aziende italiane, mentre l’élite americana resta indenne. Scopri come questa politica danneggia l’economia e la classe media su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Radici Future Produzioni inaugura il 2025 con due progetti chiave: il Legalitria – Book Podcast Festival si espanderà in Africa, mentre il Festival Ecoculture adotterà un nuovo format digitale per coinvolgere i giovani nella transizione ecologica.
Dopo aver raggiunto oltre 40.000 utenti in Italia, il Book Podcast Festival porterà contenuti culturali e formativi nel continente africano, creando un ponte culturale tra Europa e Africa. Il Festival Ecoculture, invece, si trasformerà in una piattaforma digitale, aumentando l’accessibilità ai suoi contenuti.
Le iniziative sono state presentate il 17 febbraio 2025 alla Regione Puglia, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali e di Legacoop Puglia. Radici Future Produzioni si conferma un’eccellenza culturale nel welfare, nell’inclusione sociale e nella sostenibilità.
DI Gianni Svaldi Gli adulti non si fidano dei giovani e rimpiangono il passato. Succede ovunque, ma quando a dirlo è un capomafia intercettato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, il lamento assume un tono quasi grottesco. Nella maxi-operazione di ieri notte, che ha portato a 183 fermi e arresti tra boss, colonnelli, uomini d’onore…
In questa lettera scritta il 26 dicembre del 1996, Bettino Craxi critica aspramente la “falsa rivoluzione italiana”, descrivendola come causa di un disastro politico, economico e costituzionale che ha gettato l’Italia nel caos. Denuncia il travolgimento dello Stato di diritto da parte di settori giudiziari politicizzati, che avrebbero utilizzato metodi arbitrari, trasformando processi in spettacoli pubblici e violando sistematicamente i diritti umani.
Craxi si identifica come vittima principale di questo sistema, ma sottolinea che anche altri hanno subito persecuzioni e sofferenze. Il suo partito, il Partito Socialista Italiano, è stato distrutto, e migliaia di suoi membri sono stati incarcerati o emarginati, spesso a seguito di un utilizzo strumentale della lotta al finanziamento illecito della politica, che Craxi descrive come una pratica generalizzata e nota da tempo.
Sul piano politico, Craxi evidenzia l’instabilità cronica con governi deboli e litigiosi, il Parlamento rinnovato frequentemente e un clima di sospetti e accuse che coinvolge anche i vertici istituzionali. Denuncia una conflittualità crescente tra politica e giustizia e un’economia in grave recessione, con alta disoccupazione e settori produttivi stagnanti. Il confronto con i suoi anni di governo è netto: Craxi rivendica i successi del passato, quando l’Italia era ai vertici europei per sviluppo e progresso.
L’autore critica inoltre il degrado del sistema fiscale, la perdita di rilevanza internazionale del Paese e l’assenza di una visione strategica per le riforme. Invoca una svolta radicale, che includa un’operazione verità e un ritorno a stabilità, fiducia e dialogo sociale. Pur riconoscendo errori del passato, invita a guardare al futuro, rigettando il mito della “nuova classe politica” come portatrice di reale cambiamento.
Conclude sottolineando che il prezzo della “falsa rivoluzione” è stato altissimo per il Paese e che solo con intelligenza, lungimiranza e dedizione sarà possibile cambiare rotta e restituire all’Italia la dignità e il ruolo che merita.
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