Bologna prima per qualità della vita, male le città del Sud

30 Dicembre 2022
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DI Ilenia di Summa

L’anno precedente, lo scettro era stato conquistato da Trieste, nel 2022 Bologna torna in testa alla classifica delle città con la migliore qualità della vita, secondo i 90 indicatori statistici che sono alla base dell’indagine.

Questo è quanto emerge dal Rapporto Annuale de “Il Sole 24Ore”, dal quale si rileva che, a partire dal 1990, è la quinta volta che il capoluogo emiliano si piazza al primo posto. Sul podio troviamo anche Bolzano, che si piazza al secondo posto, e Firenze, che in un anno sale di ben otto posizioni. Chiude la graduatoria la provincia di Crotone, preceduta da altre città del Sud, a conferma del divario, sempre più marcato, fra le Regioni Settentrionali e quelle Meridionali, le quali si collocano agli ultimi posti in ciascuna delle 6 macro categorie tematiche: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero.

Esaminando nel dettaglio i dati, emerge che le posizioni che vanno dall’81^ alla 107^ sono occupate da città del Sud, comprese alcune aree metropolitane come Palermo (88^), Catania (91^), Napoli (98^), Taranto (101^), Reggio Calabria (102). Il Rapporto evidenzia, inoltre, che tutte le città calabresi sono concentrate dalla 95^ posizione in poi; le posizioni 80 e 79 sono occupate da 2 città laziali: Latina e Frosinone, mentre, risalendo la classifica, al 77^ posto, si incontra la prima città del Nord, Rovigo, che nel 2022 perde ben 16 posizioni.

Si ravvisa, pertanto, l’urgenza di investire nella sanità, nell’istruzione, nel digitale, nelle rinnovabili, per tentare di ridurre la gravità di una frattura fra Nord e Sud, che rappresenta una vera sfida per il Belpaese, finora caratterizzato da una doppia velocità.

L’edizione del 2022 tiene inevitabilmente conto dei fattori che hanno reso il 2022 un anno difficile: la guerra Ucraina-Russia, il caro energia, l’impennata dei prezzi, lo spettro della recessione e gli strascichi della pandemia sono gli elementi che hanno contribuito a determinare, per alcune città, il crollo di posizioni. È il caso di Milano, scesa dal 2^ all’8^ posto, principalmente a causa degli insostenibili canoni di locazione; di Roma, che si colloca al 31^ posto, perdendo 18 posizioni per il record di cause civili; e di Torino, che di postazioni ne perde 12 e si piazza 40^, soprattutto a causa dell’inquinamento dell’aria.

Interessante è la sezione del Rapporto che riguarda l’indice di qualità della vita delle donne, che vede primeggiare la provincia di Monza e della Brianza, seguita da Treviso e, al terzo posto, da Cagliari. A determinare il primato della provincia lombarda sono i dati relativi all’inserimento delle donne nel mondo del lavoro: il gender gap, ovvero il divario fra generi, è il più basso d’Italia, pari al 7,1% contro il 19,4% nazionale, l’occupazione femminile, al 69%, è fra le più alte, così come il numero di giornate retribuite a dipendenti donne. Molto buoni anche i dati relativi alle aspettative di vita: con oltre 86 anni è preceduta solo da Cagliari e Trento.

Un ritratto poco lusinghiero per il Sud che, tuttavia, dopo la pandemia, ha visto crescere il fenomeno non trascurabile del South working, a riprova di come, malgrado si trovi in fondo alle classifiche per qualità della vita, mantenga un’attrattiva che trascende le analisi statistiche: il fascino dei luoghi, il clima e soprattutto un ritmo di vita meno frenetico, che tiene ancora in conto l’immenso valore del tempo.

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