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MONS. D’URSO: “LA CHIESA RESTA ACCANTO AI PIÙ POVERI. ORA PIÙ CHE MAI IL PROFITTO E L’ECONOMIA DEVONO ESSERE A SERVIZIO DELLE PERSONE E NON VICEVERSA”

11 Apr 2020 - Voci dalla Quarantena

MONS. D’URSO: “LA CHIESA RESTA ACCANTO AI PIÙ POVERI. ORA PIÙ CHE MAI IL PROFITTO E L’ECONOMIA DEVONO ESSERE A SERVIZIO DELLE PERSONE E NON VICEVERSA”

Intervista a Mons. Alberto D’Urso – Presidente Consulta Nazionale Antiusura

di Antonio V. Gelormini

In questi giorni, in queste settimane, si sente la necessità di raccontare da dentro il quotidiano della quarantena, dell’#iorestoacasa e di indagare le speranze, le frustrazioni, le ansie e le gioie di chi da diversi mondi sta vivendo – come tutti – l’effetto Codiv-19 Coronavirus. 

Una serie di interviste per il Magazine di Radici Future e Affaritaliani.it – Puglia a persone, a personalità, a singoli cittadini ed a chi rappresenta dei mondi nel sociale, per entrare nelle pieghe del quotidiano “segregato” e per provare a intravedere gli scenari al di là della luce in fondo al tunnel.

Abbiamo incontrato Mons. Alberto D’Urso – Presidente della Consulta Nazionale Antiusura e della Fondazione Antiusura San Nicole e Santi Medici Onlus.

Per un attivo e onnipresente come lei, cosa vuol dire #iorestoacasa e come lo sta vivendo? E come lo stanno vivendo i tanti “senza casa”?

E’ vero, il Covid 19 ha stravolto le nostre abitudini e anche le mie. Stiamo vivendo un momento della storia che chiama tutti a esserci senza starci fisicamente, ad agire ma stando fermi.  E quindi io a casa ho continuato a lavorare, a studiare, a pregare. Continuo ad essere presente con le persone che occupano il mio interesse pastorale, attraverso la Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II, la Fondazione Antiusura San Nicola e Santi Medici di Bari, il Centro di Spiritualità di Cassano delle Murge (Bari) e altre realtà pastorali a me affidate assicurando viveri e sostegno psicologico e spirituale. 

Fortunatamente l’innovazione tecnologia ci consente si essere sempre in rete, collegati con videochiamate, telefonate e altri mezzi. Anche con i rappresentanti delle Istituzioni nazionali e locali continua il nostro dialogo e il confronto di supporto e di collaborazione.  La gente ha fame, la cronaca ci racconta di gente che non riesce a pagare ai supermercati i beni di prima necessità. Lo ha ribadito anche Papa Francesco, esortando a lasciare nessuno indietro o solo. Ci saranno nuovi poveri, quei lavoratori precari, a nero, quella zona grigia e sommersa alla soglia della povertà che appena poteva procurarsi il minimo per vivere, e poi un esercito di disoccupati. Una marea di gente che di colpo si trova senza il minimo per vivere, tentata a mettere in discussione lo steso scopo della vita.

Per chi non ha casa, la Diocesi e la Caritas, la Consulta Nazionale Antiusura, la Fondazione, il Centro di Ascolto hanno attivato una rete di ascolto proprio per i più fragili. Ma i problemi ci sono anche per chi resta a casa. È di pochi giorni l’allarme dell’Onu che rileva dai numeri telefonici dedicati i dati di incremento delle violenze. Per molte donne e bambini, le case sono luoghi delle violenze e degli abusi e da questo punto di vista i confinamenti imposti dalla pandemia stanno aggravando la situazione. E’ evidente che molte ore le dedico al confronto con le persone che mi contattano attraverso i mass-media.

I dati sono apocalittici e il fatto che alla fine saranno globali non rasserena affatto: i più deboli avranno sempre più difficoltà ad affrontare qualsiasi china. Per la Puglia si parla di una perdita di fatturato dai 6 ai 13,3 miliardi di Euro.

“Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti”. Lo ha rilevato con la sincerità che lo contraddistingue Papa Francesco, durante la cerimonia dell’indulgenza Plenaria, non esistono parole più vere e realistiche per descrivere come contrastare questa situazione. 

Non dobbiamo farci dividere dal Covid 19. Nei giorni scorsi ho ascoltato gli interventi di alcuni politici mondiali alla Superman, per non dire altro, del tipo “è meglio che la popolazione si alleggerisce di anziani, disabili, ecc…, e che i profitti, il business debbano essere anteposti alla vita umana e alla dignità delle persone. Se è necessario il debole va abbandonato perché i più forti devono andare avanti” che ci riportano migliaia di anni indietro ai tempi di Licurgo. Frasi che non avrei voluto mai sentire. 

Intanto, sappiamo come sono andati i fatti. Quegli stessi politici, oggi, si trovano a gestire una grave emergenza anche a causa del ritardo con cui l’hanno affrontata.  Anche in Europa ci sono Paesi che pensano di potercela fare da soli, che la loro sorte non dipende da quella dell’Italia, della Spagna, della Francia, cioè mezza Europa, per cui si oppongono a misure di politica economica urgenti e necessarie per gestire questa crisi. Ma si stanno sbagliando, perché i singoli Paesi europei da soli non ce la possono fare a confrontarsi con le grandi realtà geopolitiche, Stati Uniti, Cina Russia, India.

E allora, il concetto è unico a tutti livelli: nel mondo, in Europa, in Italia, in Puglia, a Bari, fino alle piccole comunità, è necessario stare insieme, piccoli e grandi, ricchi e poveri, forti e fragili. È l’unica strategia di uscita. La salvezza è nel bene comune e nel rispetto di ogni persona. Il profitto, l’economia sono a servizio delle persone e non viceversa. Se invece dell’economia dell’inequità e dell’esclusione ci fosse stata quella della comunione, quanto ci è capitato, forse non sarebbe successo e… purtroppo la regia di questa economia è ancora in mano a persone indegne.

E’ evidente che una delle chiavi-modello ad essere rivalutate è proprio la forma di impresa attenta al sociale e alle specifiche esigenze delle persone. Dopo la proposta di devolvere il jackpot alla lotta al Covid-19, cosa vi apprestate a fare, per mettere a frutto la sensibilità di questi giorni?

Con un preciso Documento con i Collaboratori e quanti condividono le realtà della Consulta Nazionale Antiusura, abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio Conte che il decreto “Salva Italia” modifichi i criteri di accesso al Fondo di Solidarietà per le vittime di usura, di cui all’art. 14 della legge 108/1996, estendendolo anche alle famiglie, a tutte le persone fisiche vittime dell’odioso reato dell’usura, di sovra-indebitamento, ecc. 

Attualmente l’accesso al Fondo è destinato esclusivamente agli operatori economici, commerciali, artigiani, artisti e professionisti; inoltre, sia previsto che i residui annuali non utilizzati dal Fondo per interventi di solidarietà alle vittime dell’usura, di cui all’art. 14, siano destinati nella misura del 50% al Fondo di prevenzione dell’usura di cui all’art. 15 della medesima legge con un anticipo per questa annualità a valere sull’attuale disponibilità del Fondo per via dell’emergenza. 

Inoltre, il provvedimento che sta per essere varato, nel prevedere la sospensione dei mutui, non fa alcun riferimento alle persone a rischio usura. Una grave dimenticanza, di cui la Consulta si è fatta portavoce, chiedendo di sospendere anche le rate dei mutui concessi alle vittime di usura ai sensi della l. 108/96.  

Quando se ne uscirà, “Tutto non sarà più come prima”. Lo pensa anche lei? Cosa ci toccherà cambiare?

Questa pandemia ha seminato tanto dolore, lacrime, paura, angoscia, sofferenza e morte in tutto il Paese. Ci sono immagini che resteranno impresse nella memoria che sarà difficile rimuovere. Queste esperienze renderanno diverse alcune persone, spero in meglio. 

C’è un grande bisogno di ascolto, di vicinanza, di solidarietà, di confronto, di senso…  È necessario il dono del discernimento e della fortezza per non farsi schiacciare dal dolore e dalla rabbia per la perdita di un famigliare o di un posto di lavoro. 

Ci sarà tanto da lavorare non solo con le norme, i decreti e i corona-bond, ma soprattutto per e sulle persone affinché colgano questa crisi come un’occasione per tornare a dare valore a tutto ciò che è essenziale. E poi ci sarà bisogno della responsabilità personale di tutti.  Solo così questa terribile pandemia potrà essere trasformata in esperienza positiva.

Come questo tutto sta cambiando o cambierà anche lei?

Rileggo il Vangelo e ricordo una frase di Sant’Ignazio di Antiochia: “Meglio essere cristiani che dirsi cristiani”. Mi auguro di capirlo bene e di essere coerente così come spero che tanti “Zio Paperone” abbiamo tempo non solo per contare i loro soldi (con questi non si acquista la salute) ma per dare un senso vero, umano, cristiano alla propria esistenza.

Che la famiglia torni ad essere famiglia, che l’economia sia promossa come esperienza di comunione, che i temi educativi abbiamo: giusti spazi per formare al discernimento, che gli uomini politici cessino di “rubare voti” con le falsità e gli interessi personali…, che anche noi sacerdoti evangelizziamo invece di lamentarci che la gente non è evangelizzata.

Dovrò riprendere “la valigia della carità” e camminare con gli altri e per gli altri.

(gelormini@gmail.com)

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