Palmisano: “L’antifascismo è vivo ma deve fondersi con l’antimafia sociale”

20 Aprile 2020
Foto Palmisano

A causa della quarantena, quello del 2020 è il primo 25 aprile, dopo 75 anni, che non sarà festeggiato e celebrato con pubbliche manifestazioni. Qualcuno gongola, e auspica che sia arrivata la fine del 25 aprile, festa “divisiva”. Lei che cosa pensa? Come si celebrerà la Liberazione?

Mai come quest’anno ha senso festeggiare il 25 aprile come festa della Liberazione dal fascismo. Il rischio sovranista è diventato più forte da quando l’emergenza Covid ha inasprito il dibattito democratico. Chi ha pensato che questa festa fosse divisiva ha commesso un errore storico, perché l’Italia non ha festa più unitaria del 25 aprile. Basta leggere le parole testamentarie dei condannati a morte della Resistenza per comprendere che si trattava di un movimento trasversale, giovanile, patriottico nel senso meno fascista del termine e pluralista. Penso che celebreremo in modo commosso le vittime della Resistenza, e lo faremo molto sui social, forse dai balconi, e canteremo ‘Bella ciao’ pensando a quanti ammalati sono morti e a quanti operatori sanitari resistono dentro la trincea degli ospedali.

Facciamo il punto sulla situazione della conoscenza storica, dopo tre quarti di secolo. Gli italiani, e soprattutto i giovani, che cosa sanno della Resistenza, dell’antifascismo? È necessario approfondire la storia di quel momento costitutivo, e in quale direzione?

Quando vado nelle scuole scopro che i giovani sanno poco della Resistenza, forse perché la Resistenza non ha prodotto eroi. I giovani vogliono eroi, miti. Durante la mia adolescenza, per farmi un’idea della Liberazione i miei docenti mi fecero leggere Fenoglio, uno scrittore attualissimo, che propongo spesso ai giovani. Ecco, penso si debba partire dalla letteratura per arrivare alla storia e alla storiografia. Fenoglio, Pavese, per cominciare. È la nostra letteratura civile, un patrimonio che dovremmo condividere con l’Europa per sconfiggere le oggettive tendenze sovraniste.

L’antifascismo è attuale? Oltre a richiamare il sacrosanto dovere della memoria pubblica, che cosa rappresenta il 25 aprile per la coscienza di donne e uomini impegnati nella quotidianità, nel mondo del lavoro, della scuola, nella vita sociale?

L’antifascismo è vivo, non solo attuale, ma deve prendere posizione contro tutti i rischi eversivi che corriamo. Da tempo rifletto sulla carica eversiva delle mafie. È un fatto non recente, ma che adesso si ripropone con inusitata veemenza. Le associazioni antifasciste e quelle antimafiose dovrebbero fondere la propria ragion d’essere, ne sono sempre più convinto. Il 21 marzo e il 25 aprile, il primo giornata delle vittime innocenti di mafia e il secondo festa della Liberazione, sono uniti da un filo rosso: l’antifascismo, l’antiassolutismo. Se fossi un ministro, proporrei un mese di eventi antifascisti e antimafiosi, da far iniziare il 21 marzo e da chiudere il 25 aprile. E forse lo allungherei fino al 1° maggio: perché fascismo e mafie sono nemiche del lavoro.

La Costituzione italiana è nata dalla Resistenza. È una frase retorica, oppure ci indica il valore di diritti non sempre rispettati? La Costituzione, in definitiva, è ancora valida?

La nostra Costituzione gronda sangue e sudore. Va rispettata per il senso del sacrificio che contiene. Un senso che vale per i credenti e per i laici. Il nostro vero tesoro e lo scrigno che conserva i valori della Repubblica Italiana sono la Costituzione. Non è vecchia e torna attuale proprio adesso che un’emergenza planetaria rischia di farci perdere la bussola. È una carta dei valori che ha senso studiare come guida civile, come promemoria, come vademecum per ogni italiano ovunque egli si trovi.

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