Taranto: i genitori della piccola Rita si amano, ma non possono vivere insieme
Silvano Trevisani | 20 November 2017

La storia di Marina, e Fansu, che in un incontro d’amore hanno dato la vita a Rita, ma non possono ancora stare sotto lo stesso tetto. Però si amano e sognano un matrimonio bellissimo

 

TARANTO – Licia e Alieu, due giovani di paesi, tradizioni e soprattutto religioni diverse, che si sono sposati in chiesa con la doppia benedizione cattolica e musulmana: condizione che rende la notizia sorprendente, oltre che bella. Ma che anche nella gente delle nostre parti lascia aperti interrogativi che partono da lontano: un po’ dai pregiudizi che sono diffusi e spesso difficili da superare, un po’ da una storia di precedenti fallimentari, che negli anni scorsi ha reso guardinga soprattutto la Chiesa. Che non molti anni fa diffuse dei dati sulla scarsissima resistenza dei matrimoni misti, quasi tutti destinati al fallimento. I motivi: la difficoltà di conciliare tradizioni e cultura, ma ancor più: di indirizzare le scelte per l’educazione dei figli nati da questi matrimoni. Le cronache nazionali hanno anche raccontato casi clamorosi, con litigi e separazioni seguiti da rivendicazioni, che spesso hanno finito col dividere drasticamente anche le comunità.
Ma alcuni chiari segnali dimostrano che, in questi anni, le cose stanno cambiano decisamente. Lo dimostra, ad esempio, il matrimonio che abbiamo citato, che è stato quasi un evento per il quartiere e per le famiglie dei due sposi. Lo dimostra l’evoluzione che la materia sta vivendo proprio nella nostra terra dove, nel giro di pochi anni, anche per effetto dei casi che si sono registrati, un matrimonio misto si avvia a rientrare nella normalità.
“Tra Licia e Alieu – ci spiega don Francesco Mitidieri, parroco della Chiesa di Paolo VI, dove si è svolto il matrimonio – c’è stato un percorso responsabile durato tre anni, durante i quali i due hanno discusso e approfondito tutte le questioni, a partire dalle differenze. Che ci sono e restano. Profonde differenze culturali e religiose soprattutto, che riguardano il rapporto col cibo, la preghiera, il comportamento”.
Molti sono i casi che si registrano dalle nostre parti, spesso nati nei centri di accoglienza, e che solo pochi anni fa conoscevano ancora tanti ostacoli. Come nel caso di Valentina e Abbas che, solo due anni fa, dovettero lottare con un ambiente generalmente ostile, persino tra le persone più vicine a lei e a suo marito, e con gli ostacoli burocratici che le resero la vita impossibile.
Ma la storia che vogliamo raccontare oggi è molto diversa. È la storia di Marina Chiochia e Fansu Cesai, che di fatto sono una famiglia, anche se non sono sposati e non vivono sotto lo stesso tetto. A rendere salda la loro unione è arrivata Rita, la loro piccola che oggi ha un anno e mezzo e frequenta il nido del Baby club, proprio quella struttura che, trasformata in centro di accoglienza in occasione dei massicci sbarchi di tre anni fa, fu il luogo dal quale scaturì la storia d’amore tra Marina e Fansu. Che sentono di essere una famiglia e soprattutto di amarsi. In attesa che la loro unione si possa perfezionare.
A Marina abbiamo chiesto di raccontarci la storia di questa unione.
Ero impegnata nel volontariato al Baby club. Dopo il trasferimento degli ospiti in altre strutture, ho seguito due ragazzi senegalesi, per i quali ero diventata un punto di riferimento. Sono stati loro a presentarmi un giovane amico del Gambia, Fansu, con il quale ho stretto un legame che è diventato amore. Purtroppo, però, la sua richiesta di accoglienza ha avuto esito negativo e Fansu è dovuto partire per la Germania, dove viveva suo fratello. Proprio la notte della partenza, io e Fansu ci siamo amati e in quell’unico “incontro” sono rimasta incinta.
Come hai vissuto quella scoperta? Che cosa hai fatto?
Quando me ne sono accorta, ho informato Fansu, che però non poteva venire giù subito, in quanto stava lavorando. Ho aspettato un po’ prima di informare la mia famiglia e quindi i primi cinque mesi li ho vissuti in piena solitudine. Tanto più che ho perso anche il mio posto di lavoro. Poi ho parlato con i miei
La loro reazione?
Hanno accettato. Fansu poi è venuto e ha accolto la bambina con grande amore.
E ora?
Fansu è molto presente. Di fatto ci sentiamo una famiglia, anche se io vivo con i miei e con la bambina e lui è ospite dagli amici. Per ora non si può fare diversamente, poiché per la mia famiglia sarebbe impossibile la convivenza…e anche per lui. Deve pregare cinque volte al giorno, mangiare in maniera diversa da noi. Però i miei lo hanno accettato, anche perché hanno capito che è un bravissimo ragazzo.
E per il futuro? Pensate di sposarvi?
Cerchiamo soprattutto un lavoro, per poter avere una casa tutta nostra. Per il matrimonio non abbiamo fretta: se le cose sono andate così, abbiamo pure diritto di sognare un matrimonio bellissimo!

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