Accoglienza immigrati, la faccia migliore del Veneto
Lello Gurrado | 22 November 2017

La cronaca nera di questa settimana ha un finale confortante e ne parliamo con grande piacere e altrettanto grande speranza. È una storia che incomincia a Cona, un piccolo comune a cinquanta chilometri da Venezia che vanta tremila abitanti e, fino a qualche giorno fa, vantava anche trecento migranti. Ora però sono rimasti soltanto gli abitanti perché i migranti se ne sono andati, non sopportando più di vivere come animali nella struttura messa a loro disposizione che di accogliente non aveva niente: era una tendopoli fredda, di notte addirittura gelida, sporca, inospitale, in una parola “disumana”.
I migranti hanno sopportato fino al limite della resistenza fisica e morale e poi se ne sono andati in una marcia ordinata e silenziosa, diretti verso Venezia, dove speravano di incontrare un’autorità che avesse tempo e voglia di ascoltarli.
Hanno marciato muti per un giorno intero, dall’alba al tramonto e probabilmente il loro gesto non avrebbe fatto rumore se poco dopo il calar del sole il diavolo non ci avesse messo la coda: un profugo ivoriano di 34 anni che in sella alla sua bicicletta stava cercando di aggiungersi al corteo è stato sciaguratamente travolto e ucciso da un’automobile. Niente di voluto, diciamolo subito, ma semplicemente un incidente dovuto alla scarsa visibilità e probabilmente anche al fatto che la bicicletta avanzava senza luci, ma è stato l’episodio che ha portato alla ribalta la marcia dei profughi facendola finire su tutti i giornali.
A questo punto, di colpo il Veneto ha mostrato la sua faccia migliore, quella che nei secoli, prima della deriva leghista, ha sempre dimostrato di avere. Ha cominciato il sindaco di Codevigo, Annunzio Belan, mettendo a disposizione dei migranti due autobus in cui accamparsi per non passare la notte all’addiaccio; poi è intervenuto il vescovo che ha spalancato le porte della chiesa e dopo di lui la Caritas che ha aperto le cucine.
Questo la prima notte. Ma l’accoglienza non è finita qui. Il giorno dopo è scattato un vero e proprio piano di assistenza. I migranti sono stati distribuiti in diverse località: 55 a San Nicolò di Mira, 45 nel patronato di Gambarare, 47 in quello di San Pietro di Oriago, 45 a Borbiago e 20 a Mira Porte. A dimostrazione che se si vuole veramente risolvere il problema dell’immigrazione a volte può bastare un po’ di buona volontà. E se per tirarla fuori, questa buona volontà, dall’animo della gente occorrono le marce, ben vengano le marce di protesta come quella, civilissima, dei migranti di Cona. Questa volta c’è stato bisogno di un incidente mortale per smuovere le coscienze. In futuro speriamo che si possa fare a meno anche della vittima sacrificale.

Commenti