A Pescate, se sei migrante, non puoi andare in bicicletta
Lello Gurrado | 27 November 2017

L’episodio di “cronaca nera” di cui parliamo oggi è oggettivamente curioso e per molti versi divertente. È ambientato a Pescate, una cittadina lombarda a due passi da Lecco, e ha come protagonista il sindaco, tale Dante De Capitani, detto anche il “sindaco sceriffo”. L’appellativo non è certamente originale, di sindaci-sceriffo ce ne sono tanti altri soprattutto al Nord. Il primo fu Giancarlo Gentilini, di Treviso, quello che auspicava che i gommoni degli immigrati venissero affondati a colpi di bazooka. Il sindaco di Pescate non arriva a tanto, ma comunque si merita anche lui la stella di sceriffo.
Che pensata ha avuto per meritarla? Ha proibito ai migranti l’uso della bicicletta. Sì, avete capito bene. Nel suo paese i migranti non possono andare in bicicletta. Perché? Perché non sono assicurati e in caso di incidente non sarebbero in grado di pagare i danni provocati.
L’ordinanza è ai limiti del grottesco. Potrebbe avere un senso se in Italia ci fosse l’obbligo di assicurazione per i ciclisti, ma tale obbligo non c’è, non esiste ciclista di Pescate, di Lecco, di Roma, di Bari che sia assicurato, per cui non si capisce perché si debba proibire l’uso della bicicletta ai migranti lasciando invece che la usino gli italiani altrettanto privi di assicurazione.
Inutile perdere tempo alla ricerca di una spiegazione. Diciamo soltanto che questo episodio di intolleranza e stupidità dimostra come la realtà a volte possa superare la fantasia. Nel libro “Nel gommone”che ho scritto l’anno scorso c’è un racconto grottesco e frutto di fantasia che parla di un sindaco del Veneto che emette un’ordinanza anti-migranti in cui è vietata la parola “nero” e tutto ciò che attiene al nero. Il librario non può vendere “Il rosso e il nero” di Stendhal né “Il corsaro nero” di Salgari e “L’opera in nero” della Yourcenar; non si possono proiettare film in cui reciti Franco Nero, non si può bere il Pinot nero, men che meno un Negroni e guai mangiare spaghetti al nero di seppia. Dagli atlanti deve sparire il Mar nero e guai chiamare l’Africa il Continente nero. Il Montenegro deve diventare il Monte e basta e dai libri di storia devono sparire Nerone e Giovanni dalle Bande nere.
Un racconto grottesco, surreale, per molti versi divertente, in cui manca però l’ostracismo al ciclista nero. Bisognerà che lo aggiunga nella prossima edizione.

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