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Il ristorante Ginger people and food, da luogo di incontro di appassionati del cibo e curiosi, di giorno si trasforma in una scuola di formazione permanente per donne extracomunitarie
Agrigento, Ginger People&Food: il ristorante dove i razzisti restano digiuni
Katia De Luca | 24 April 2017

Il locale afro-siciliano si trova nel cuore della Sicilia ed è gestito dalla cooperativa Al Kharub: “Operiamo prevalentemente con disabili e migranti. Il nostro lavoro è utile anche per prevenire situazioni di conflitto sociale”

Un detto siciliano recita “‘a tavula è trazzera”, la tavola è strada, perché collega tra loro le persone. La cucina, dalla notte dei tempi, è, insieme alla musica, uno dei modi più apprezzati per confrontarsi con culture diverse, ridurre le differenze, conoscere l’altro. Mangiare insieme e condividere i cibi abbatte i pregiudizi e apre a nuovi mondi. Da qui nasce il ristorante Ginger People&Food, locale afro-siciliano nel cuore di Agrigento, proposto da Al Kharub, una cooperativa sociale che lavora per favorire l’inclusione socio-lavorativa di persone con disagio sociale e l’integrazione sociale-multietnica di cittadini extracomunitari, migranti, profughi o rifugiati.
“Lavoriamo prevalentemente con disabili e migranti. Questi ultimi rappresentano una parte fragile della popolazione, soprattutto nel nostro territorio. – dice Carmelo Roccaro, presidente della cooperativa – Qui sono presenti comunità molto ampie e il nostro lavoro è utile anche per prevenire situazioni di conflitto sociale”.
“Il migrante non deve essere visto solo come ospite indesiderato, – continua Carmelo – e il nostro progetto dà l’opportunità di far conoscere la cultura di queste persone ed evidenzia come insieme a loro, con le loro conoscenze e competenze, si può costruire un nuovo modello di sviluppo”.

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“Al Kharub” perché il carrubo è simbolo della legalità, è un albero sempreverde, longevo e dalla crescita lenta, tipico dell’area del Mediterraneo. Per la cooperativa è simbolo dell’unione tra le diverse culture, quella siciliana e quella dei migranti, rappresentata da molti soci.
Il ristorante è proprio la volontà di creare un’opportunità di inclusione per la comunità migrante del territorio: “Il ristorante Ginger people and food – ci racconta Carmelo – è nato ad Agrigento grazie all’incontro con una donna, Mareme Cisse, che è diventata la nostra bandiera, con la sua cucina ha conquistato tutti, anche i clienti che magari all’inizio si erano presentati come un po’ sospettosi, e poi sono passati dalla diffidenza all’entusiasmo”.

Chiediamo a Carmelo Roccaro cosa ci consiglia di mangiare da Ginger People and food, e lui non ha dubbi: “Sicuramente la nostra specialità è il cous-cous. Adesso è diventata anche una specialità siciliana. Il cous cous è stato introdotto quando i siciliani andavano a lavorare in nord Africa, in particolare in Tunisia, e al loro ritorno la cucina siciliana è stata contaminata da nuovi sapori, ha mutuato diverse influenze, soprattutto arabe. Da questa ricerca e integrazione tra le tradizioni gastronomiche dell’Africa e le eccellenze del territorio vengono fuori i piatti che si possono mangiare da noi”.

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“Ginger è cibo d’Africa; ma è anche storie e vite di donne e di uomini”, leggiamo sui canali social del ristorante di Agrigento. Storie non facili, storie di sofferenza, cambiamenti, abbandoni, rinascite. Storie di nostalgia, che la cucina rende meno pungente, perché aiuta a portare qui in Italia un po’ del proprio Paese.
E poi, da qualche mese, gli spazi del ristorante, che di sera sono luogo di incontro di appassionati del cibo e curiosi, si trasformano di giorno in una scuola di formazione permanente.
Mareme Cisse, cuoca senegalese di Ginger e socia di Al Kharub, ha voluto costruire un’opportunità per i richiedenti asilo, affinché possano acquisire competenze nella cucina locale.

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Così è nato, in collaborazione con la Caritas diocesana, il progetto Norah e la Scuola permanente di cucina. Le donne rifugiate possono uscire dall’isolamento e iniziare a riprogettare un percorso lavorativo partendo dalle proprie capacità e talenti. Acquisendo elementi di cucina locale, inoltre, esse potenziano le loro possibilità di trovare impiego qualificato come colf o badanti presso famiglie locali oppure, specializzandosi ulteriormente, nell’ambito della ristorazione professionale, valorizzando la cucina del proprio Paese, con i suoi ingredienti e sapori, presso altri ristoranti o in proprio.
O magari, sogno di molte, per ritornare un giorno nel proprio Paese e aprirlo lì un ristorante.

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