Scuola, una speranza per i docenti depennati dalle graduatorie
Redazione | 26 July 2017

di Dino Caudullo*

Il 24 luglio scorso il Consiglio di Stato ha emesso un’ordinanza con cui, sospendendo una sentenza emessa dal Tar Lazio, ha disposto il reinserimento nelle graduatorie ad esaurimento di decine di docenti che erano stati depennati per non aver presentato domanda di aggiornamento del punteggio. Si tratta di una decisione particolarmente rilevante perché scardina il meccanismo – quasi perfetto – previsto dal Ministero dell’Istruzione. Le disposizioni ministeriali prevedevano, infatti, che in caso di mancata presentazione della domanda per l’aggiornamento della propria posizione in graduatoria, sarebbe derivato il depennamento dalla stessa del docente, senza prevedere però alcuna possibilità di reinserimento, sebbene la legge lo prevedesse.
Dopo alcune pronunce di segno opposto, il Giudice amministrativo aveva ritenuto che, in ogni caso, non era possibile rivendicare il diritto al reinserimento in graduatoria in occasione delle “finestre” annuali di aggiornamento, ma occorreva, quantomeno attendere il decreto di aggiornamento triennale delle graduatorie.
Sennonché, con un colpo di mano, lo scorso anno il Governo aveva disposto, ottenendo l’approvazione di una norma ad hoc dal Parlamento, lo slittamento al 2018/2019 della procedura di riapertura delle graduatorie, di fatto impedendo, a chi fosse stato depennato, di tentare di chiedere il reinserimento.
Si era trattato di un intervento a dir poco subdolo, in quanto frustrava le legittime aspettative di migliaia di docenti che, depennati in virtù di un meccanismo diabolico legato alla mancata presentazione della domanda di aggiornamento, rivendicavano la possibilità di essere reinseriti, pur prevista dalla legge.
Con questa decisione, sebbene resa in sede cautelare ma dalla quale si comprende a pieno che i motivi di appello sono fondati, il Consiglio di Stato ha sostanzialmente affermato il principio che, a fronte della proroga del termine di riapertura delle graduatorie, il Ministero avrebbe dovuto consentire già nel 2016 – e ancora di più avrebbe dovuto farlo nel 2017 – la possibilità di presentare domanda di reinserimento da parte dei docenti depennati. In un momento di fortissima crisi occupazionale, dove il mondo della scuola viene visto quasi come l’ultima ancora di salvezza per quanti, seppur in possesso di laurea, si vedono preclusa ogni possibilità lavorativa, questa pronuncia lascia ben sperare in quanti, depennati dalle graduatorie, speravano di rientrarvi per non perdere forse l’ultima chance di lavoro.

*Dino Caudullo è avvocato specializzato in diritto amministrativo e lavoro pubblico e privato

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