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Giovanni Vinci è un blogger tarantino
Taranto, lì dove c'erano negozi ora distributori automatici e massaggi erotici
Giovanni Vinci | 22 May 2018

I muri di una città sono la sua pelle. Un'epidermide di cemento e pietre che racconta lo stato di un organismo urbano.
Da qualche tempo, per alcune vie centrali di Taranto, capita di scorgere alcune etichette bianche, affisse (o forse sarebbe più giusto dire “appiccicate”) un po' ovunque: manifesti, insegne, pali stradali, semafori. Un dettaglio di poco conto, ma che salta subito all'occhio. Sopra questi rettangoli di carta, scritto a penna con l'inchiostro sbiadito dalle intemperie, c'è un numero di cellulare, e una scritta che non lascia dubbi sulla natura di queste affissioni: “massaggi erotici”.
In questi anni di crisi, le attività "alternative" non sembrano conoscere arresto, il vizio continua ad essere un motore ruggente. Secondo le rilevazioni dell’Ufficio studi della Cgia, gli italiani spendono complessivamente 4 miliardi di euro per i servizi di prostituzione. Una bazzecola, se confrontati ai 14,3 spesi per le sostanze stupefacenti.
Un fenomeno sociale vecchio quanto il mondo, come recita un adagio popolare, che siamo soliti collocare nelle periferie delle città, ai bordi delle strade, lontano da occhi indiscreti. Ma non è sempre così, spesso il “vizio” trova albergo anche nel cuore della città, in appartamenti che si affacciano sul “salotto buono” del centro urbano.
La prostituzione rientra in una zona grigia, nel sottile confine tra ciò che è lecito e il suo contrario. Una volta c'erano gli annunci personali sui giornali, oggi, nel mondo di internet, ci sono decine di siti dedicati agli incontri e ai massaggi “particolari”.
Basta una semplice ricerca su un motore web, per ritrovarsi in un mondo di donne che cercano “compagnia”. Scritti spesso sgrammaticati, accattivanti iperboli erotiche, foto esplicite. Ovviamente, nessun richiamo al “sacrificio economico” richiesto all'avventore, tutto per rimanere saldi nella zona grigia.
Le indicazioni sul luogo di questi passionali incontri, non lasciano dubbi: “Taranto centro”. Spesso qualche signora più audace indica anche la via precisa, o comunque il quartiere di riferimento, e sono denominazioni importanti, strade che hanno fatto la storia della città.
Così viene da pensare che in un capoluogo che si svuota sempre più, dove tante serrande calano definitivamente, non sono solo i negozi automatici a riempire determinati vuoti.
L'offerta è sicuramente variegata, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Ragazze dell'est Europa, donne sudamericane, signorine cinesi, una lunga serie di nazionalità che in riva alla Ionio offre l'emozione di un incontro. E dall'altra parte? Dal punto di vista dei fruitori di questi servizi? Anche in questo caso basta fare una semplice ricerca in rete, esistono siti informativi, che ricalcano alla perfezione i portali di recensioni dedicati al settore turistico-alberghiero. In un certo senso, per qualcuno si parla anche in questo caso di un servizio, di “terziario avanzato”, di un'offerta d'intrattenimento.
Il tono non è dissimile a quello che si può leggere nell'amaro feedback di un ristorante: si critica o si esalta il servizio, l'igiene, la scortesia dell'esercente, ma soprattutto il costo. Se al “cuor” non si comanda, al portafoglio bisogna pur badare.
Anche qui si possono cogliere indicazioni più o meno dirette a questa o quella strada del centro, giri di parole vari, ammiccamenti, allusioni. Più specificamente si possono leggere dettagliati commenti sulle location, case “antiche”, palazzi storici del Borgo, esterni fatiscenti, contorno però ad interni ristrutturati. In una città dove la parola d'ordine sembra essere riconversione, qualcosa sembra funzionare in tal senso. Taranto diventa periferia di sé stessa, trasformandosi in un enorme e sommerso quartiere a luci rosse.

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