La stampa fa paura e deve continuare a far paura
Gianni Svaldi | 25 April 2019

La notizia di ieri della devastazione della redazione napoletana del quotidiano Roma deve essere analizzata da più parti. Ovviamente le prime parole devono essere di solidarietà al direttore Paolo Clemente e a tutti i giornalisti e poligrafici che, in cooperativa, con grande sforzo umano e professionale assicurano l'uscita quotidiana dello storico giornale. Roma è stato fondato nel 1862 e ha visto nella sua travagliata storia  - come travagliata è la storia del giornalismo in Italia - anche l'impegno editoriale di Giuseppe Tatarella. Ovviamente, ancora, altre parole devono essere di pungolo alla Magistratura affinché conduca indagini veloci e determinanti capaci di permettere ai giornalisti e ai poligrafici di tornare a lavorare in serenità.

Ma, al di là di queste parole che, c'è da sperare, siano tante e anche provenienti dal mondo della politica, va fatta una considerazione: la stampa non è morta e fa ancora paura. Se persone  - mafiosi, delinquerti comuni, tirapiedi di politici, servizi segreti? -  si sono introdotte come ratti di notte per “rovistare senza rubare” nella sede di Napoli del quotidiano, vuol dire che la stampa ha ancora quello straordinario valore sociale utile alla democrazia: far paura a chi agisce vigliaccamente; chi teme i contrappesi della democrazia. Far paura a chi teme il confronto civile alla luce del giorno.

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