Franco Caprio è medico e scrittore
Sui Rom il "luogo comune" alimenta gli xenofobi
Franco Caprio | 10 April 2019

Se le frange xenofobe trovano terreno fertile nel popolo, dipende anche dalla percezione comune che la gente ha dei rom ma soprattutto dal fatto che mai un campo o insediamento rom verrà collocato in un quartiere bene del centro o in una zona residenziale, dove abita anche il radical chic che ben predica l'integrazione delle minoranze. Sono sempre le periferie più disagiate a farsi carico di ulteriori disagi; infatti è inconfutabile che un campo Rom possa determinare una inflessione della qualità della vita nel quartiere dove viene collocato. Inoltre nessuno si è mai preoccupato di integrare davvero e al meglio i Rom, cercando di adeguare la loro cultura al nostro sistema di vita. Perché, se in teoria tutte le culture  andrebbero rispettate e accettate, non è facile accettare l'integralismo religioso islamico, che discrimina le donne impedendo loro di guidare, studiare e vestire liberamente, come non è facile accettare la cultura dell'infibulazione, così diventa difficile per la gente comune accettare la cultura maschilista e prevalentemente parassitaria dei Rom. Nell'immaginario collettivo gli uomini rom se non vivono di furti sono dediti al bere e all'ozio vivendo alle spalle di madri, mogli e figli costretti ad elemosinare. Sicuramente non è sempre così, ma nessuno, che auspicasse una sincera integrazione, si è mai preoccupato di confutare questi preconcetti. Se solo, questo popolo, avesse la cultura di un artigianato tipico e anziché chiedere elemosina agli angoli delle strade vendessero per es. cianfrusaglie, forse sarebbero più accettati e meglio integrati; però, anche sotto questo aspetto, nessuno mai si è preoccupato di promuovere una formazione di tipo artigianale per gli adulti, oltre a garantire la scolarizzazione dei bambini. Non che non esistano italiani dediti all'alcol e al furto, che vivono alle spalle delle proprie donne, ma per fortuna si tratta di una minoranza che non rispecchia la cultura contadina tramandataci dai nostri avi. Per cui o si favorisce un'integrazione totale che disgreghi quella loro cultura percepita come parassitaria (cosa che chi dovrebbe avere a cuore una vera integrazione, probabilmente non avrà mai il coraggio di fare, per eccesso di "correttezza politica") oppure il problema si ripresenterà sempre in futuro, con le stesse dinamiche, fomentando risentimenti sociali, che verranno di volta in volta cavalcati dalle destre xenofobe e che prima o poi potrebbero portare a conseguenze davvero pericolose.

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