La versione di Baggio, e poi quella dell'arbitro
Nelle librerie il romanzo di Pier Luigi Brunori "La versione dell’arbitro" edito da Radici Future Produzioni
Antonio V. Gelormini | 4 June 2019

Il percorso tormentato e generazionale, attraverso le vicende di tre padri-eroi, nella sequenza modernamente ‘epica’ in atto sugli campi di battaglia della vita e dello sport, al centro del romanzo di Pier Luigi Brunori La versione dell’arbitro, edito da Radici Future Produzioni, presentato - in prima nazionale - nella cornice suggestiva di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, a “The Sassi book store”.

Un’esistenza, quella di Roberto, segnata da un sogno, che era di suo nonno (Achille) e di suo padre (Ettore) prima di diventare il suo: somigliare a Baggio, dal quale aveva ereditato il nome come una sorta di sigillo augurante, che col tempo era diventato stimolo e impegno affettivo per non deludere le aspettative. Achille ed Ettore: nelle radici anagrafiche la predestinazione del contesto conflittuale, in cui Roberto crescerà, si formerà e completerà il percorso ad ostacoli di un “cambiamento”: promesso, perseguito, dichiarato e infine praticato. 

Una carriera che matura in tal senso e un’investitura che arriva con la coincidente morte del nonno e il ritiro del fuoriclasse “col codino”, che Gianni Agnelli aveva paragonato a Raffaello. Il futuro di un grande campione, che gli amici chiamano già Bomber, mandato in fumo in 4 minuti. Quando il capolavoro del più bello dei suoi gol, realizzato proprio alla Baggio e per rendere omaggio a suo nonno Achille, viene annullato, distrutto, polverizzato, cancellato dal fischio dell’arbitro per un fuorigioco millimetrico. Un’opera d’arte “sfregiata”, come successe a Michel Platini, che vide annullato il più leggendario dei suoi gol, durante la finale di Coppa Intercontinentale nello Stadio Olimpico di Tokyo nel 1985. Un lampo che squarcerà il sogno, dando vita a tutta un’altra storia: dalla trama controversa e da una piega degli eventi del tutto impensabile. Il percorso consapevole verso l’approdo alla prospettiva altrui, al cambio di posizione fino a svestire i panni del campione, per indossare “letteralmente” quelli dell’arbitro. E’ come se Omar Sivori o Amarildo, a suo tempo, avessero deciso di sostituire in campo Concetto Lo Bello. “Dopo lo shock del gol ‘sbarrato’ e la conseguente sbornia di rabbia, Roberto Reali - commenta Pier Luigi Brunori - si accorge che esiste un altro punto di vista, un principio regolatore che tiene in armonia tutta la narrazione, un punto di vista che però non interessa a nessuno. La versione dell’arbitro”.

Il compimento di una rivoluzione, accompagnato dal coro, sullo sfondo, delle donne di famiglia vere protagoniste della vicenda e artefici generatrici di ogni stimolo innovativo (la lettera al giornale, autentico manifesto), che porterà Roberto ad “essere arbitro” e non “fare l’arbitro”, per potersi dire “Arbitro in campo, ma non nella vita”.

Galleria fotografica
Commenti