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Luoghi d’arte e musei, quando lo Stato trascura arrivano i volontari

20 Set 2019 - Umwelt

Luoghi d’arte e musei, quando lo Stato trascura arrivano i volontari

Si parla tanto di risorsa culturale per il paese più ricco d’arte del mondo, cioè l’Italia, ma quello che la realtà dimostra è che di “luoghi comuni” continua a nutrirsi solo la politica deteriore. Risorse ridicole, personale assolutamente insufficiente, monumenti e parchi spesso inaccessibili vanificano la spendibilità di questo patrimonio che, anno dopo anno, va deteriorandosi. Se questa è una premessa scontata, meno scontato è il confortante riscontro che si riceve alla domanda: ma quanto ci tengono gli italiani al proprio patrimonio? A sorprendere sono i dati numerici che riguardano l’iniziativa Aperti per voi. Si tratta, come alcuni avranno già avuto modo di riscontrare per esperienza diretta, del progetto avviato nel 2005 dal Touring club, per la costituzione dei Volontari Touring per il Patrimonio Culturale, iniziativa che favorisce, grazie alla disponibilità di volontari non retribuiti, che rispondono ai bandi dell’associazione, l’apertura di luoghi d’arte e di cultura, cioè musei, chiese, aree archeologiche, palazzi storici, altrimenti inaccessibili al pubblico o visitabili con orari ridotti.

Sono migliaia i volontari che si sono messi a disposizione. Inutile dire che la stragrande maggioranza dei luoghi visitabili grazie al progetto del Touring si trova nelle regioni del Nord, e soprattutto in Lombardia che, con il suo capoluogo, surclassa decisamente la molto più “dotata” Roma. Ma da alcuni anni questa idea del “volontariato culturale” si sta lentamente diffondendo anche al Sud e in Puglia, dove per ora si concentra a Taranto, ma un primo passo lo ha compiuto anche a Brindisi. Tutto è nato tra l’incontro tra il Touring club e la diocesi ionica, che gestisce un museo diocesano di grandissimo rilievo, il MuDi, reso famoso dalla presenza di un oggetto d’arte davvero unico al mondo, rappresentato dal topazio di un chilo e mezzo, fatto scolpire da re Ferdinando I di Borbone e finito, dopo alterne vicende, al tesoro di San Cataldo, grazie a una elargizione generosissima della famiglia Latagliata (che lo comprò all’asta, agli inizi del Novecento, per la mostruosa cifra ci 108.000 lire). Ebbene, poiché il Museo, che è nel cuore della Città vecchia, ha risorse economiche piuttosto limitate e necessità di una presenza significativa di personale, che affianchi gli addetti interni, per l’accoglienza e la vigilanza, avviò una collaborazione con il Touring club che consentì l’apertura per tre giorni alla settimana.

Il modello fu subito mutuato dalla vicina Cattedrale San Cataldo, molto appetita dai turisti per via della presenza di un altro luogo d’arte unico nel suo genere: il Cappellone barocco, che Sgarbi definì la più bella opera d’arte dell’Italia meridionale.

Il successo dell’iniziativa contagiò persino il Museo nazionale archeologico, il più grande esistente dedicato alla Magna Grecia, anch’esso limitato dall’insufficiente numero degli addetti, che la decretata autonomia dal ministero, pur esaltandone il valore, comportò. E così sono ben i 70 volontari del Touring, che offrono con passione e regolarità il loro tempo prezioso per garantire la fruizione dei monumenti di Taranto. Mentre a Brindisi gestiscono, nel fine settimana, la Casa del turista. A questi dobbiamo idealmente aggiungere anche i volontari che, appartenenti questa volta alla Marina Militare, consentono la visita gratuita al monumento più visitato di Puglia: il Castello aragonese di Taranto.

Ebbene: si tratta di un modello valido ed esportabile che non può e non deve essere considerato un “attacco” alla fame di lavoro che il territorio esprime e che proprio dalla valorizzazione del patrimoni culturale potrebbe essere alleviata, ma che dimostra almeno quanto la gente ci tenga alla propria terra e quanto sia disposta a rispondere con la partecipazione alle chiacchiere di tanta politica.

Silvano Trevisani


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